Sarajevo. Primo giorno

Il primo impatto con la città è stato amichevole. Appena scesi dall’autobus abbiamo trovato il chioschetto delle informazioni, pioveva, ci serviva una mappa e soprattutto un rifugio per la notte! Alle solite, essendo a fine viaggio ma con ancora una settimana davanti, cercavamo qualcosa di veramente cheap!!

Il signore del chioschetto ci ha inquadrati subito: ostello minuscolo ed economico. Per assicurarsi che avessimo posto ha telefonato direttamente al suo amico e poi ci ha dato l’indirizzo e la cartina. In venti minuti eravamo nella hall sgangherata di un hotel dove un ragazzo ci ha accolti e ci ha chiesto di seguirlo, verso una casetta a pochi metri con un’entrata fatiscente. Aperto il portoncino, da un cortiletto ci ha condotti in una casetta di due piani, sotto i bagni e sopra due porte: una era la nostra stanzetta privata!

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Sarajevo

 

Niente di meglio: un letto comodo, finestra enorme, ambiente spartano! Nonostante il tappeto rosso alla francese che ricopriva le scale, il fatto che ho cercato un detersivo per pulire il bagno, i divani bucherellati che rallegravano il pianerottolo, la stanza era pulita e siamo stati benissimo! Il proprietario? Un vecchino tenerissimo che vive dall’altro lato del cortile.

Ormai la pioggia si era calmata, potevamo andare a scoprire la città! Nemmeno avevamo fatto due passi e due ragazze di Trieste ci chiedono informazioni, cercano un hotel nelle vicinanze che fatalità avevo visto e non si sa come siamo riusciti ad accompagnarle. Intanto scopriamo che sono a Sarajevo per il Festival della poesia, di cui avevamo sentito parlare e dove ci sarebbe piaciuto sbirciare. Per loro non è la prima visita della città e ci trasmettono il loro entusiasmo, ci invitano al Festival e noi pensiamo che infondo, il giorno dopo, un’occhiata dovremo buttarla.

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Piazza dei piccioni

 

Salutate le ragazze iniziamo il vero e proprio giro: scopriamo di essere a due passi dalla famosa Piazza dei piccioni, da cui iniziamo a perderci per i vicolini del quartiere turco. Finiamo per sbucare in riva al fiume Miljacka e davanti vediamo la Biblioteca Nazionale. Quella volta era un edificio ancora in ricostruzione, dopo esser stata bruciata e distrutta nel ’92. Nel 2014 è stata completata e dopo 22 anni ha riaperto le porte.

Davanti c’è una casa ottomana, conosciuta con il nome di Inat Kuća, casa della ripicca. Sorgeva una volta dove ora c’è la Biblioteca, e quando nel 1892 decisero di costruire il municipio il proprietario cedette lo spazio solo a patto che la sua casa fosse ricostruita pietra su pietra dalla parte opposta del fiume. Oggi c’è un ristorante dove potrete assaggiare dell’ottima cucina bosniaca.

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Trg Oslobođenja

 

Dopo la cena eravamo sfiniti ma non abbastanza! Il caffè bosniaco ci aveva dato energia e abbiamo deciso di allungare il nostro rientro. Passeggiando per i vicoli siamo arrivati a Piazza della Liberazione, Trg Oslobođenja. Si tratta della piazza dove c’è una scacchiera gigante che copre un tratto del lastricato, e in cui gli abitanti più anziani si trovano a giocare a scacchi la sera.

 

Verso Sarajevo

I post su Sarajevo sono dedicati ad un cicloviandante incontrato qualche sera fa e che sta meditando una fuga primaverile in questa bellissima città. Sarajevo è una delle città dove andrei a vivere qualche mese. I tre giorni trascorsi non mi sono bastati, così come questi articolini non potranno trasmettere quanta vita e atmosfere abbiamo trovato nella piccola capitale bosniaca. Una città che merita le sette ore di bus che abbiamo fatto, senza colazione né caffè, per raggiungerla.

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Verso Sarajevo..vista in viaggio

Il paesaggio attraversato per giungere alle sue porte, a bordo di un bus preso al volo a Spalato, mi ha fatto capire che in bici ci sarebbe voluta una settimana di lentezza. Il problema è che in bici ci sarebbero volute anche esperienza e conoscenza, oltre che gambe esperte; quindi le due ruote le abbiamo lasciate nei bagni di un negozio vicino alla stazione. Forse oggi ci proverei…ma allora ero piccola e pavida!

L’avventura è iniziata un po’ruvida: al deposito bagagli della stazione, nonostante le promesse della sera prima, la mattina della partenza ci hanno detto “NO BICICLO!” e chiuso letteralmente la tendina dello sportello in faccia!

Fortunatamente, mentre io supplicavo l’autista del bus di non partire senza di noi e lui mi rispondeva acido ripetendomi l’orario di partenza, il mio compagno di viaggio è riuscito a trovare questo negoziante gentile che ci ha offerto un angolino! Alla faccia dell’autista (fisionomia che ricordo nei minimi dettagli..snort!), con somma soddisfazione abbiamo fatto in tempo!

Nemmeno a dirlo, il mio autista preferito decide di spennarci qualche eurino per trasportare il bagaglio! A nulla sono valse le mie proteste: il bagaglio non è compreso nel prezzo del biglietto ed è vietatissimo tenerlo sotto il sedile…potevo sempre scendere. La giornata sembrava partire col piede sbagliato: tra l’autista acidone e la tiger del deposito bagagli ero già sfinita!

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Baščaršija- Sarajevo

Sarajevo però mi ha fatto dimenticare ogni disavventura di percorso e si è rivelata una delle città più aperte e dense che abbiamo visitato. Arrivare è stato intenso, l’occhio non poteva non cadere sui tanti palazzi segnati dalla guerra, ma la città non è affatto un museo di ricordi sanguinosi. Certo, si impara tanto sulla storia recente che è presente ogni strada e non può essere ignorata. Si impara tanto altro però, soprattutto quanta energia hanno le persone e quanta voglia di bellezza e semplicità ha lasciato la storia appena trascorsa.

Sarajevo è tanto presente. Il presente di giovani che hanno vitalità ed entusiasmo, e li riversano nelle piazze, nei festival, nell’arte e nella vita quotidiana.

 

 

 

Balcani cicloccidentali

Ecco un altro suggerimento per una vacanza a pedali…noi ci siamo mantenuti sulla costa però! Si tratta della nostra prima sperimentazione: da Spalato a Budva, passando per il piccolo tratto di costa bosniaca! Tre Paesi in circa 800 km a girare le zampette. La strada quasi non si può sbagliare: una costiera lunghissima a picco sul mare, andando verso sud. Le salite sono dolci e collinari, affrontabili senza bisogno di rianimazione a fine giornata! Effettivamente è possibile partire senza pensarci troppo e migliorare il rapporto con le due ruotine strada facendo.

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Vi racconteranno che le strade non sono sicurissime…è vero che un po’ di traffico c’è, qualche autobus vi sfreccerà vicino soprattutto sulla costa croata, l’asfalto è costellato di piccole buche…ma dopo qualche giorno ci farete l’abitudine e man mano che scenderete la situazione migliorerà!

Ci sono anche tanti cicloviaggiatori, con storie che vale sempre la pena di ascoltare. Il percorso potrebbe infatti allungarsi verso oriente, dipende sempre dal tempo a disposizione. Noi abbiamo incontrato viaggiatori al ritorno dalla Turchia, diretti verso il nord della Francia o verso la Polonia…si può dire che erano nella parte più rilassante del viaggio!

La costa sud della Croazia è stata una splendida sorpresa. Immaginavo fosse ipeturistica, con un mare simile al nostro…niente di tutto ciò! Il mare vi stupirà, niente hotel a costellare il paesaggio e qualche tratto di pura desolazione!

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Per arrivare in Montenegro, invece, potete scegliere tra due alternative: strada di mare oppure di monte. Noi le abbiamo sperimentate entrambe…a causa mia! All’andata, infatti, non ho avuto il coraggio di buttarmi nel salitone verso il monte…inutile dirlo, era un tentativo di risparmio energetico! Ora, il percorso via mare attraversa colline interminabili e continua a salire e scendere per minuscoli paeselli arroccati in cima ai rilievi!Una fatica splendida ma intensa, che si conclude con una lunga discesa verso la Baia di Kotor!

Il percorso via monte è molto più leggero: si sale un  po’ e poi prosegue in alto, senza troppi strappi! Lo abbiamo fatto al ritorno, quando ormai non avevo paura di niente, i km mi avevano temprata e dato un bel po’ di fiducia nelle mie potenzialità.

Si apre quindi un nuovo capitolo del blog!

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